Gli antichi giuochi della Bandiera

La storia della Bandiera

L’uso della bandiera, sia come emblema di guerra che come segno di giubilo in momenti di pace e di cerimonie festose, risale già al tempo degli Assiri e Babilonesi, ma in Europa ebbe forte impulso nel medioevo, ove i cortei religiosi e civili, i tornei, le giostre, i palii furono caratterizzati dal gioco di variopinti drappi e vessilli, riportanti le effigi dei santi, di armi e stemmi araldici;

il compito di portare e di giocare le bandiere era affidato all’ “alfiere”, parola derivante dall’arabo       al-faris che significa cavaliere. Questo termine era usato per denominare, negli eserciti medioevali e moderni, l’ufficiale portabandiera corrispondente all’ aquilifer dei Romani il cui compito principale era comunque quello di difendere il vessillo fino all’estremo sacrificio.

Le corporazioni annoveravano un alfiere ed un aiuto-alfiere con il compito di eseguire la sbandierata durante manifestazioni e cerimonie, mentre, in battaglia, i movimenti con la bandiera corrispondevano a delle precise segnalazioni e messaggi bellici; il lancio ad un altro alfiere invece, era necessario in caso di pericolo durante la battaglia.

Tutto ciò portò ad un affinamento dell’ “arte del maneggio della bandiera”, per cui, uomini d’arme, divennero ben presto dei veri e propri giocolieri e i codici rigidi di segnalazione militare divennero  manuali per il gioco della bandiera come quello scritto da Francesco Ferdinando Alfieri, Maestro d’armi dell’Accademia Delia di Padova, il quale diede alle stampe nel 1638 un libro intitolato “la Bandiera” nel quale illustrava la mirabile “Arte del maneggio della bandiera” . Da questi antichi testi si evince che all’ alfiere, si richiedevano capacità non comuni, quali   una particolare abilità nell’uso delle armi, notevoli doti atletiche, di potenza fisica, d’astuzia, perché doveva superare, in caso di battaglia, ostacoli di svariata natura e pericolosità, ma soprattutto si richiedevano particolari doti di coraggio e grande spirito di corpo. Nell’ambito militare, pertanto, l’ alfiere diventò un ruolo sempre più ambito diventando una figura carismatica di sempre maggior prestigio.

Gli Sbandieratori della "Università della Cava"

Ispirati a questi ideali, le prime formazioni di  sbandieratori nascono a Cava nei primi anni settanta, proponendosi come gli eredi degli alfieri al servizio dell’Università della Cava di cui si ha memoria fin dall’epoca aragonese, come si rileva da documenti notarili del XV secolo, allorquando si faceva uso di bandiere con le insegne dei sovrani e dell’università, nelle pubbliche manifestazioni:

 

domani che so li dieci dy del presente, se abiano con lo nomo di Dio da alzare lle bandere delle Catholichessime Majestà Re et Regina de Spagna, con quelle debite sollepnitati che in tale acto accascano; … (AC, prot. notaio Matteo Troise, n. 32,f.134 v.).

Tra il XV ed il XVI sec., tra l’altro, la piazza di Cava era uno dei maggiori centri di commercio e di lavorazione di tessuti e seta ed in particolare dell’arte…de lo filatorio et torcetorio de la seta per fare drappi come si costuma a Florenzia ed in altrie parti d’Italia….(atto del 20 febbraio 1487) …

Gli Sbandieratori e Musici delle Torri Metelliane

Da queste primigenie  “formazioni” si forma successivamente l’ Associazione Sbandieratori delle Torrri Metelliane, legando il proprio nome ad una delle più antiche tradizioni della città, “il gioco dei colombi”, una particolare caccia al colombaccio selvatico di origine longobarda, che si è svolta fino agli anni cinquanta. Il “gioco” iniziava previo un’accurata preparazione delle reti, quindi i frombolieri si appostavano sulle torri aspettando il passaggio degli stormi di colombi selvatici che tra ottobre e novembre attraversavano il territorio durante la loro migrazione dal nord verso sud; con grande abilità i frombolieri utilizzando fionde di pelle di capra,   lanciavano sassi  bianchi che indirizzavano lo stormo verso le reti, le quali,  calate al momento opportuno, riuscivano a catturare i malcapitati volatili.

Il sodalizio, fin dal primo anno di nascita ha partecipato ad importanti manifestazioni internazionali, dal Messico alla Russia, dall’ Irlanda alla Spagna, ma soprattutto ha onorato il S.S. Sacramento, con la propria partecipazione ai festeggiamenti in suo onore, che si tengono a Cava de’Tirreni, ogni anno all’ottava del corpus domini fin dal 1656, allorquando il parroco del casale dell’Annunziata, portò in solenne processione il “Santissimo” sopra la rocca del monte Sant’Adiutore ed impartì la benedizione verso i quattro lati della città, affinché cessasse la grave pestilenza che stava affliggendo la città.  

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